Una delle sfide quotidiane del nostro tempo è quella di stare al ritmo con i tempi.
La comunicazione deve per forza adeguarsi alle nuove piattaforme.
Aurora Leone e Gianluca Fru dei The Jackal
Lo sappiamo, il linguaggio non è statico e anzi, subisce variazioni a seconda dei tempi e del contesto nel quale avviene la comunicazione. Ognuno di noi, infatti, cambia registro a seconda dell’interlocutore che ha di fronte, del mezzo che usa e della specificità del contesto.
La capacità di fare un uso flessibile del proprio repertorio, per poterlo variare e adattare di volta in volta dipende sia dalle competenze, sia dalla personalità del parlante. Alcuni si sentono a loro agio soltanto nella conversazione all’interno di piccoli gruppi, mentre si sentono imbarazzati quando devono parlare di fronte ad un pubblico di ascoltatori anonimi, altri invece non provano nessuna difficoltà a rivolgersi ad una platea o addirittura, al “pubblico invisibile” delle dirette social.
Finora, nei nostri appuntamenti settimanali, abbiamo esaminato la comunicazione prevalentemente come comunicazione interpersonale tra due, o comunque poche persone, in cui ognuna è allo stesso tempo emittente e ricevente di messaggi. Una parte della nostra giornata, però, la trascorriamo leggendo articoli o post, ascoltando notizie e Podcast o guardando video. In tutti questi casi riceviamo messaggi che non sono rivolti a noi personalmente, ma ad una moltitudine di nostri simili.
Ne siamo tutti a conoscenza, la nostra è l’epoca della comunicazione di massa, delle comunicazioni cioè che raggiungono in modo rapido e simultaneo una pluralità di individui che, generalmente, vivono in luoghi diversi anche molto distanti tra loro.
Ovviamente questo tipo di comunicazione non era del tutto sconosciuto in epoche precedenti, semplicemente venivano sfruttati altri canali. I libri si sono cominciati a stampare attorno alla metà del XV secolo e i giornali verso la fine del XVII, il cinema ha già almeno un secolo di storia alle spalle, la radio un po’ meno e la televisione ormai più di mezzo secolo. Tuttavia, fino alla metà del XIX, e per paesi come l’Italia fino all’inizio del XX secolo, è improprio parlare di comunicazione di massa. Libri, giornali e riviste erano un consumo di élite, di coloro che sapevano leggere e come sappiamo, prima della diffusione dell’istruzione scolastica, questi erano un numero piuttosto ristretto.
Se il concetto di “cultura/mercato di massa” aveva inizialmente un connotato negativo, in tempi recenti hanno preso sempre più piede nuove ed interessanti prospettive che prevedono una sempre maggiore interazione tra emittente e ricevente. Un esempio eclatante è il “metaverso” di cui tutti parlano ma del quale non possiamo ancora contare su una definizione precisa.
Vediamo di procedere per gradi, a dispetto di quanto potrebbe sembrare il temine non è nuovo. Nasce difatti nel 1992 dal libro “Snow crash” di Neal Stephenson. Qui, il metaverso è descritto come una sorta di realtà virtuale condivisa tramite Internet. Trattasi di un termine generico progettato per incorporare la realtà virtuale e aumentata, i social media, internet e, soprattutto, la vita reale!
Famose son state le parole di Mark Zuckerberg ed in seguito nella NewsRoom di Facebook dove è stato ufficializzato come:
…un insieme di spazi virtuali in cui puoi creare ed esplorare con altre persone che non si trovano nel tuo stesso spazio fisico. Sarai in grado di uscire con gli amici, imparare, lavorare, ecc. … Non si tratta necessariamente di trascorrere più tempo online: si tratta di rendere più significativo il tempo che trascorri online.
Nella visione di Facebook il metaverso sarà uno spazio libero, interoperabile, di collaborazione tra sviluppatori, aziende, creator e politica e si propone di lavorare su quattro aree chiave: opportunità economiche, equità ed inclusione, sicurezza ed integrità e privacy.
In sostanza il metaverso si basa sull’idea che rafforzando la sensazione di “presenza virtuale”, l’interazione online può diventare molto più vicina all’esperienza che si ha con le interazioni di persona. Proviamo ad immaginarlo come un luogo in cui le persone potranno incontrarsi in un ambiente virtuale tramite tecnologie avanzate che trasformeranno i cinque sensi umani in strumenti per accedere al nuovo mondo.
Quale può essere l’opportunità da cogliere nel 2022 per le aziende? Gaming, incontri digitali, camerini virtuali, app proprietarie con filtri AR sono tutti esempi di metaversi già esistenti e diffusi.
L’opportunità sarà, per chi è già presente sul mercato, quella di alimentare le esperienze di coinvolgimento dell’utente mentre, per chi ancora deve esplorare questo segmento è quella di intercettare le esigenze e gli interessi delle persone per creare delle community, spazi sociali di collaborazione, condivisione e competizione nell’ordine della creatività.
E tu? Ti stai mantenendo al passo con i tempi?